Lo Spread e il Rating: Questi conosciuti

Sono i due personaggi del momento, i supereroi negativi dell’economia, nomi che assomigliano a quelli dei migliori autori di cinema impegnato, e spettacolo ne fanno… Creano e distruggono mercati e governi. Ma cosa sono?

Lo spread è diventato la stella polare delle nostre manovre economiche, differenza di rendimenti pagati ai risparmiatori tedeschi e a quelli italiani sui titoli italiani. Se è negativa per noi, quindi il valore supera i 100, significa che paghiamo più interessi della media degli investimenti alternativi e che il capitale che raccogliamo a fronte della vendita dei titoli è pressoché infruttifero. Nasce allora la diffidenza del risparmiatore nostrano ed estero sulla capacità che lo stato gli dia rendimenti per il prestito che gli è stato fatto.

Anche il rating è un punteggio elaborato da società private; esso esprime l’attendibilità del debito pubblico, della tenuta del sistema economico e l’affidabilità finanziaria di un paese.

Se questo paese ha un rating basso e uno spread alto significa che la congiuntura esprime una sofferenza del sistema, i fondamentali o alcuni di essi come ad esempio il PIL, la ricchezza privata, l’occupazione, saranno negativi. La disoccupazione è alta, la produttività bassa e la situazione politica incerta nel nostro paese. In questo caso gli algoritmi calcolano quanto ciò valga ed elaborano un punteggio che però non è affatto una sentenza.

Invece non dovrebbe essere così! Lo spread più del rating varia sulle decisioni delle forze del mercato anche se qualcuno pensa (spesso a ragione) che influiscano anche le stesse decisioni politiche; entrambe i fenomeni pero, decisioni di mercato e decisioni politiche, hanno natura speculativa, il mercato aggiusta, disfa, muove aspettative, crea e distrugge scelte di investimento. Risparmiatori e intermediari finanziari si sfidano in un eterno confronto che sfocia appunto nella speculazione.

Il concetto di speculazione nasce però con significati economici positivi, uno su tutti si ricorda la cosiddetta “anima del mercato” quando la domanda e l’offerta si incontrano per finalità che sono ontologicamente opposte ed entrambe gli attori del mercato, investitori e imprese emittenti titoli o coloro che intermediano nella circolazione della ricchezza e degli investimenti e della ricchezza cercano di trarne profitto; questo genera la speculazione. Comprare e vendere al miglior prezzo disponibile invece è diventata una manovra politica di governi sovranazionali e di istituzioni sovranazionali o di quelli che si possono definire “hacker dell’economia” che creano ad arte delle diseguaglianze sul mercato nel momento in cui si avvantaggiano di posizioni di privilegio.